Voler guidare una Ferrari con i pedali

 

 

Alla prima riunione del Forum dei 100, tre cose sono apparse chiare. La voglia di partecipare, il folklore ostruzionistico che ha provato a mettere in dubbio tutto, persino l'opportunità di votare ieri gli otto rappresentanti, che sarebbero confluiti nei 33, ben sapendo che il 7 aprile sarebbe stato nominato il Forum dei 33.

Dopo un tempo molto lungo di fuoco incrociato da parte delle truppe cammellate e organizzate, facenti capo al gruppo tedesco, si è finalmente votato e deciso di votare, ancora ieri gli 8 rappresentanti.

Certo, la prima falla di questa terra, che pensa ancora più ai nonni che ai propri figli, si è manifestata nel momento in cui sono usciti i nomi dei rappresentanti italiani, negli otto.

Pensare la votazione proporzionalmente ha sicuramente condizionato l'elezione dei rappresentanti italiani da parte del gruppo tedesco.

Così come non pensare al quarto gruppo, costituito dai cittadini con background migratorio, ha dimostrato che vorremmo guidare una Ferrari, un'Autonomia che rispetti le minoranze, ma lo facciamo a pedali,coperchi non ci accorgiamo dei diritti delle minoranze altre, che dal 1972, si sono costruite in questa terra.

A rappresentare la comunità italiana abbiamo Olfa Sassi, che è bravissima e determinata e avrà un compito molto gravoso, rappresentare gli italiani e rappresentare i cittadini con background migratorio.

Per un verso la comunità italiana ne esce rafforzata simbolicamente sul piano della capacità accoglienza e dello sguardo verso il futuro, mentre la comunità di lingua tedesca non si fa carico al proprio interno di nessun nuovo cittadino e rimane chiusa.

Il candidato italiano vincente è della Bassa Atesina ed è stato insignito dal Land Tirol della sua speciale croce in onorificenza.

Manca dunque alla comunità italiana la rappresentanza reale, di chi vivendo per esempio in una Cittá come Bolzano, porta con se tutt'a la fatica della costruzione di un bilinguismo positivo e la voglia di cambiare, la necessità di un presidio del capoluogo, troppo spesso dimenticato è associato in termini di visione provinciale ad un comune come può essere Lagundo.

In Bassa Atesina, terra di provenienza di Walter Eccli, è meno sentito che a Bolzano il tema del bilinguismo reale e la concentrazione della maggioranza degli italiani è su Bolzano, che vivono una vita differente sia sul piano dei servizio che del modus vivendi (case più piccole in cui è difficile ospitare un anziano malato, necessita di servizi alla primissima infanzia, più che di denaro, che porti le donne a stare a casa).

È pur vero che come accade in qualsiasi elezione, su 26 italiani rappresentati nei 100, 13 si sono candidati. Questo può essere letto come una grande voglia di partecipare o come incapacità di selezione interna.

È in realtà più che mai uno spaccato della società alto atesina sudtirolese, questo forum, in ogni senso. Starà a noi fare rete vera e lavorare per renderlo significativo e sostenere i nostri due rappresentanti per poter portare avanti le istanze di tutti noi e di chi in noi nutre aspettative.

Certo un dubbio ci assale, come non aver pensato ad un quarto gruppo che rappresentasse i nuovi cittadini? Come non aver pensato che dando la possibilità a tutti di votare tutti, la comunità italiana avrebbe visto la propria rappresentanza in realtà, votata in maggioranza dalla comunità tedesca, che ha scelto di delegare a noi la rappresentanza dei nuovi cittadini (quindi una minoranza nella minoranza), senza farsi carico come maggioranza di almeno un rappresentante.

Insieme al presidio degli Schützen, tanto preoccupati che al nostro interno ci fossero persone di partito, ma molto meno che ci fossero associazioni organizzate militarmente, questo è stato un secondo momento in cui si è sottovalutato, il potere di condizionamento della partecipazione. 

Ma noi non ci scoraggeremo e faremo il nostro meglio per sentirci a tutti gli effetti madri e padri costituenti di un Alto Adige Südtirol inclusivo e proiettato nel futuro.

 

 

 

 

 

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Commenti

Ritratto di Maximilian Benedikter
Condivido la tua interpretazione. Ma nonstante il sorprendente risultato della votazione, mantengo un discreto ottimismo. Ich habe mit sehr vielen netten und interessanten Personen gesprochen und ich glaube verstanden zu haben, dass die meisten von uns die Arbeit der 8 Vertreter der 100 im K33 nicht überbewerten. Ich glaube diese 8 müssen den 100 vom Forum Rechenschaft abgeben müssen und nicht eventuellen Vereinen oder politischen Organisationen.
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Cara Nadia, a me la prima parte del ragionamento sembra molto contradittoria: dici che non si doveva discutere il modo di votare e poi qui ti lamenti precisamente del sistema di voto. Sono proprio quelli che tu definisci animati dal "folklore ostruzionistico che hanno provato a mettere in dubbio tutto persino l'opportunità di votare ieri gli otto rappresentanti" che volevano cambiare quello di cui ti lamenti in questo intervento, vale a dire discutere se era giusto che il gruppo di lingua maggioritario (69 su 100 persone) scegliesse i rappresentanti degli altri gruppi linguistici. Assurdo lamentarsi qui se ridicolizzi me e tutti quelli che volevano discutere il sistema del voto in aula, proprio per fare in modo che il gruppo di lingua tedesca non potesse determinare i rappresentanti degli altri gruppi. Per quanto riguarda i rappresentanti dei nuovi cittadini sono d’accordo con te. Si avrebbe potuto e dovuto fare molto di più per convincere i nuovi cittadini a partecipare il forum. L’esempio che ho fatto è dare la possibilità di candidarsi per il forum per il gruppo degli ‘altri’, fermo restando l’obbligo di aggregarsi ad uno dei gruppi principali. L’outreach per stimolare l’interesse dei nuovi cittadini a partecipare a questo processo avrebbe dovuto essere molto più importante, di modo che il forum dei 100 potesse effettivamente riflettere la composizione demografica dell’Alto Adige (che è molto più mista ed internazionale rispetto al Forum dei 100). L'inclusione di tutti i cittadini in Alto Adige è fondamentale per costruire il nuovo statuto su delle basi solide e condivise.
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Ritratto di NADIA MAZZARDIS
Caro Stefan, concordo con te che avevi sollevato il tema della possibilità che il gruppo di maggioranza avrebbe potuto condizionare l'elezione della minoranza. E' stato uno dei pochi interventi che non ho considerato folklore ostruzionistico, perchè il dubbio è venuto a molti di noi. E' anche vero che se avessimo dovuto in quella sede definire le modalità di voto, in plenum o in gruppi di lavoro, sarebbe stato impossibile. Tali decisioni anche se condotte con processi metodologici raffinati, richiedono tempo e maturità del gruppo. Maturità che non avevamo, ci conoscevamo poco, la struttura tempo-spazio non aiutava, non avevamo ancora chiari i punti in comune e quelli di distanza. Per questo penso che il tuo dubbio, che hai esplicitato benissimo, vale quanto la mia critica ora. Non avevamo strumenti per cambiare le cose, perchè non votare avrebbe significato arrivare il 7 aprile senza gli 8, dare un'immagine esterna di sfilacciamento e poca responsabilità. E costruire in quel momento un processo partecipato efficace per portare ad una decisione condivisa sarebbe stato, pressochè inutile, visto che chi ha condizionato il voto dei rappresentanti italiani, avrebbe con molta probabilità, grazie ai numeri condizionato anche il voto. E questo ci avrebbe costretto ad almeno altri due incontri. Uno per definire le modalità di voto e uno successivo per votare. Io sono una semplice cittadina, probabilmente molto ingenua, che ha fatto associazionismo per anni e in quell'ambiente non esistono cordate, voti organizzati per controllare il potere in quanto tale. Esiste l'orientamento al contenuto e ai fatti. Credo che ognuno debba fare il proprio lavoro e che se entro in una dinamica di partecipazione, mi fido che chi è più esperto di me, mi metterà nelle condizioni migliori. E' questo che critico. Chi ha deciso come avremmo votato, avrebbe dovuto fare la migliore proposta che tutelasse tutte le minoranze, quella italiana, quella di nuove culture, quella ladina e quella dominante, tedesca. Non è stato fatto, ora lo sappiamo e quello che ci resta da fare è una buona rete per presidiare i contenuti in cui crediamo. Imparata la lezione.
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Micro imprenditrice culturale, donna, madre, moglie. Mi occupo prevalentemente di formazione e marketing su progetti culturali. Sono una delle referenti del progetto di volontariato linguistico "Ich gebe mein Deutsch weiter" dell'Ufficio Bilinguismo e Lingue Straniere, Ripartizione Cultura Italiana, presso il quale collaboro come esperta esterna e offro corsi di formazione ai docenti di Scuola dell'Infanzia e di Scuola Primaria sull'apprendimento in età precoce delle lingue non materne. Grazie a questo lavoro ho un osservatorio particolare, dato dall'aver girato parecchio nelle scuole d'Italia, Austria, Germania e Romania. Collaboro inoltre con un'azienda del territorio impegnata nella promozione e realizzazione dei ritiri estivi dell squadre di calcio nella nostra terra, ricevendo il punto di vista del resto d'Italia sul nostro territorio, in termini di immagine, efficacia ed efficienza. Per hobby mi occupo di empowerment femminile, ossia di migliorare il posto delle donne nel mondo. Delle loro vite, della dedizione alla cura dei deboli della famiglia, spesso pagata con il prezzo della perdita di un lavoro, degli ostacoli alla carriera e dell'impossibilità di avere tempo per fare politica. L'hobby piano piano si sta trasformando in lavoro di formazione che dedico ai docenti delle scuole superiori, per aiutarli a riconoscere gli stereotipi di genere ed essere loro i formatori delle nuove generazioni, capaci di trasformarli in persone consapevoli.