SFORTUNATAMENTE………….LANGER AVEVA RAGIONE!

Egregio Presidente Kompatscher

l’indignazione diffusa per quanto accaduto il giorno della visita del Presidente Junker, l’innalzamento dell’asticella da parte della componente più estremista del panorama autonomistico, il progressivo allontanamento dalla politica attiva da parte della comunità italiana, sono fenomeni intimamente legati tra loro e noto con estrema meraviglia che questo legame viene colpevolmente ignorato dalla nomenclatura di lingua tedesca.

Lei ha pubblicamente lodato per l’ennesima volta lo strumento della proporzionale, attribuendo a quest’ultimo, a mio parere troppo superficialmente, il merito della felice convivenza tra le comunità di lingua italiana e tedesca. Sarà vero? Perché da questa convivenza felice emergono sempre più spesso fenomeni di frustrazione? Perché poi sempre nella comunità non di lingua tedesca? Perché non riesco a cogliere l’essenza di questa felice convivenza?

Probabilmente qualcosa nell’ingegneria sociale targata SVP non è andata a buon fine, specialmente per chi non fa parte di quella soverchiante…..minoranza a cui lo strumento era diretto.

Le moderne democrazie prevedono l’esistenza di partiti/movimenti politici a cui il cittadino, in base alla sola condivisione di ideali e prospettive comuni, può iscriversi o perlomeno simpatizzare per essi. I cittadini in Alto Adige/Sudtirol, pur condividendo ideali e prospettive, vengono dirottati, quasi plagiati, sulla base della sola appartenenza etnica da parte di una politica ormai troppo pigra a cui è bastato semplicemente prospettare un eterno recinto dorato.

Questa politica illuminata, inoculando la giusta dose di paura attraverso la supposizione di un inesistente nemico esterno che volentieri si sarebbe insinuato nel benessere finalmente acquisito, ha generato una vera e propria sudditanza nei propri confronti.

Probabilmente il corto circuito è proprio questo, uno strumento che aveva tutte le sue ragioni di esistere nei primi anni dell’autonomia si è trasformato nel tempo in un perfetto meccanismo di collocamento a protezione di una parte della popolazione a discapito delle aspettative dell’altra rappresentando contemporaneamente la ragione di esistere dei partiti politici di stampo etnico.

Negli ultimi anni persino la comunità italiana ha iniziato a vedere di buon occhio la proporzionale. Hai visto mai, magari ci scappa pure un osso succoso. Si è riusciti ad ottenere riconoscenza anche da coloro che di fatto non sono mai stati i destinatari della proporzionale. Un capolavoro politico, ma non altrettanto etico.

È innegabile che esistono ormai due comunità: una ormai convinta di avere in mano il destino del territorio, l’altra oramai rassegnata ad essere l’eterno secondo con il permesso della prima. Il tutto sotto il vigile sguardo della politica con in mano lo scettro della proporzionale.

E per fortuna che Langer si era sbagliato!

Lei è paradossalmente in sintonia con il Presidente Rossi, rappresentante di una provincia a maggioranza italiana ma ben separata da un confine costituzionalmente indistruttibile, per una comune battaglia per il riconoscimento ed il conseguente rafforzamento delle autonomie, ma difende al contempo un sistema che è riluttante a porre sullo stesso piano la comunità di lingua italiana in Alto Adige/Sudtirol. Quanto sarebbe più convincente il progetto autonomistico se entrambe le comunità partecipassero paritariamente al processo? La Convenzione rappresenta infatti il più alto e fulgido esempio del fallimento!

Lei ha detto bene, il percorso è ancora lungo, ma ha tralasciato un dettaglio: Ancora nessuno ha iniziato seriamente ad intraprenderlo!

Il percorso dovrebbe passare inevitabilmente attraverso l’eliminazione in un solo colpo dei concetti di Proporzionale, Partito di raccolta, e qualunque altro riferimento all’appartenenza etnica, ponendo finalmente al centro la dignità e la libertà di scelta del cittadino, ciò corrisponderebbe ad una vera e propria abdicazione dal potere. La politica ne sarebbe capace? Ho i miei dubbi.

Ho volutamente non menzionato i partiti di riferimento della comunità italiana perché allo stato delle cose sono completamente ininfluenti per l’obbiettiva mancanza di voce in capitolo.

 

Marco De Simone

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